RECENSIONI - BAR ITALIA: "Some Like It Hot" (Matador Records, 2025) / di Leonardo Centola




Al primo ascolto di "Some Like It Hot" dei Bar Italia ti parte mentalmente il gioco dei paragoni: “Mah, rispetto a Tracey Denim qui siamo più in zona Pornography. No, aspetta, ora sembra Surfer Rosa suonata dagli Interpol dopo una crisi esistenziale.” E tu lì, convinto di fare il critico, mentre in realtà stai solo cercando un appiglio nel tornado..Perché sì, i richiami ci sono (e chi scrive se li gode tutti). Ma poi succede quel momento. Quello da “frame 21” di Walter Mitty, dove smetti di pensare e ti ritrovi a dire sottovoce: “Ecco l’essenza del tutto”. Some Like It Hot non è un disco, è un sogno lucidissimo in sneakers, pieno di poesia, ma non quella con la P maiuscola, è poesia con le occhiaie. Chitarre graffiate, voci che sembrano arrivate da un walkman in soffitta, eppure tutto suona nuovo, vivo, quasi commovente.

È introspezione mascherata da festa post-punk, terapia di gruppo in cui si balla mentre si ammette: “Sì, sto male, ma guarda a che ritmo”. Ogni brano è un disastro sentimentale vestito bene, un sorriso che dice: “Dario guardami: io sto bene, io sto male, io non so dove stare” mentre dietro prende fuoco tutto. È un disco che ti fa piangere, ridere e ballare, magari tutto nello stesso minuto, che fa più indie. In fondo, è come entrare in un bar con luci sbagliate e filosofia di Nietzsche sul menù del giorno. E tu, tra un sorso e l’altro, pensi: “Forse anche la mia vita è una demo dei Bar Italia.” E sorridi. Perché sì, è un disastro, ma con il sound perfetto.


Facciamo però prima le presentazioni: gli indie rockers londinesi Bar Italia sono un trio: Jezmi Tarik Fehmi (cantante-chitarrista), Al Sam Fenton (cantante-chitarrista), Nina Cristante (cantante). A coadiuvarli in studio e live Liam Toon  alla batteria Mathilde Bataille al basso. "Some Like It Hot", uscito il 17 Ottobre 2025 su Matador Records è il loro quinto album in studio dopo "Quarrel" (World Music, 2020), "Bedhead" (World Music, 2021), "Tracey Denim" (Matador Records, 2023) e "The Twits"(Matador Records, 2023).

Per chi, durante la lettura, non si è addormentato o, almeno, sa fingere bene, 
si parte con Fundraiser, che attacca con un intreccio di note da manuale del romanticismo tossico e, poi, BOOM! Arriva lo sfogo: grida, chitarre, e l’amore che si trasforma in un campo minato emotivo dove nessuno esce vivo, ma tutti escono migliori. Il primo verso, un capolavoro di dramma urbano: "Ho scritto il tuo nome con una bomboletta spray. Ho distrutto la tua macchina cercando di scappare" . È la versione sentimentale di Fast & Furious diretta da Banksy dopo una rottura complicata. È come se l’amore, qui, fosse diventato un atto di vandalismo concettuale, un gesto artistico estremo. E, mentre lo ascolti, capisci subito che no, non sono gli Interpol. 

Con Marble Arch l'atmosfera cambia, sembra si torni ai lavori precedenti, ma l’incipit swingato, leggero come una trave di metallo in caduta libera dal decimo piano, non dà scampo: “Ho sognato che ti impiccavi / e anche la mia sorellina”. Apposto così. È un urlo disperato, quasi claustrofobico. Un sogno inquietante, un tormento che non ti lascia mai andare, accompagnato da una pioggia che "lava via" il cuore. La disperazione vista come estremo tentativo di riappropriarsi di ciò che è perso mentre chiediamo a perfetti sconosciuti se hanno visto la nostra salute mentale scappare nella metro di Londra a ritmo di un disturbante swing suonato da Aristo - Gatti in Amore. Pelle d’oca. E poi c’è Londra, tanta Londra, coprotagonista malinconica della canzone.

Bad Reputation è il manifesto della sfrontatezza emotiva, una specie di film in bianco e nero girato con la cinepresa delle tue nevrosi, che ti obbliga a fare un viaggio interiore tra emozioni confuse e drammi anche se non richiesti. Le chitarre diplomaticamente placano il colpo, in perfetto stile chansonnier francesi catapultati nei primi anni '80 che, dopo un paio di bicchieri di rosso, ascoltano i Cure in un bistrot ombreggiato dalla Torre Eiffel. Un mix perfetto tra malinconia e savoir-faire, perché, poi, arrivano le parole, affilate come lamette dimenticate nel beauty-case emozionale, che ti regalano dolci cicatrici di amara consapevolezza. “Non credermi quando dico che va tutto bene.” Ecco, no. Non va bene una benemerita cippa e serve una certa dose di talento nel dirlo con così tanto stile. È la canzone perfetta per chi fissa il soffitto chiedendosi se sta capendo la vita o sta solo provando la parte per la serie “Allegro, ma non troppo (e decisamente confuso)”.

Cowbella. Gran bel pezzo. A livello musicale, sembra un incontro notturno tra i Cycle di Wicked ed i Dandy Warhols in un parcheggio deserto. Ok, lo ammetto, ho ceduto al gioco: “somiglia a ….”. Sembra di essere dentro un film di Tarantino, di quelli in cui tutto è cool e assurdo allo stesso tempo, ma poi finisci a fare una conversazione improbabile in un bar anonimo, mentre fissi il tuo cocktail che sta lentamente svanendo tra i cubetti di ghiaccio e la vita ti sussurra la domanda letale: "Sarà con te stanotte?". Un tormentone da B-side dell’anima, a metà strada tra romanticismo postmoderno e ansia esistenziale da playlist malinconica. Sì, l’ho già detto. Gran. Bel. Pezzo.

I Make My Own Dust ti prende per mano e ti accompagna, con garbo, giù per un burrone emotivo, dove ad attenderti c’è Lee Ranaldo. “Mi faccio la mia polvere da solo”. Mica roba da Amministratore Delegato della Dyson. È la filosofia autodistruttiva dei Bar Italia, non le chiacchiere. Mentre, Non sono felice finché non avranno perso la testa non è una minaccia alla Robespierre, è solo la disperata ricerca di un po’ di dignitosa disperazione. Musicalmente è una bellissima ballata postpunk che vedrei remixata dai Neon Space Men dopo un rave in un cantiere post-industriale, usciti coperti di lustrini, fango e verità emotive non richieste.

Con Plastered, i Bar Italia ci portano in un lounge bar esistenziale, dove Tom Waits si beve un Negroni con Sartre mentre il gruppo dipinge il caos interiore cantando: "Mi faccio guerre per capire come difendermi" e nessuno ha idea di cosa stia succedendo. C'è qualcosa di cinico ed affascinante, come in chi è stanco di lottare, ma non sa proprio come smettere. E poi c'è questa ripetizione continua del “Cosa cerchi in Mr. Right?”. Forse, il senso è: l’amore non deve essere perfetto per essere "giusto". Ma il colpo di grazia arriva con il ritornello: “Tu vuoi solo un po' di pace, proprio come me, perché non la senti, perché non la vedi, come facevi ieri”Ed è subito: “Abbracciami forte mentre crolliamo, ma con stile”. Musicalmente Plastered ti lascia con quella sensazione di “Non so più dove mi trovo, ma non me ne frega un cazzo”.


Rooster
è una centrifuga di esistenzialismo che ti spara in un parco giochi post-punk sotto la pioggia di Londra: luci al neon, puzza di cicche di sigarette bagnate, e tu che pensi: “forse è il disagio la mia forma di benessere, altro che SPA”. 
Poi arrivano le frasi che sembrano scritte da un poeta insonne alle 3 di notte con la tastiera bagnata di lacrime e caffè: “Stringo la mano a tutti i pensieri che ho ucciso la settimana scorsa” e “Ho un mal di testa che riesco a sentire nel gusto”. Come descrivere finalmente un’emozione con retrogusto d’emicrania. Il ritornello, “Guarda, sorrido, non puoi resistermi”, è l’inno dei falsi zen: quelli che dicono “Sto benissimo!” mentre compilano un modulo per fuggire alle Azzorre ed uno per la terapia di gruppo. Il finale è affidato al verso “Il tempo è il fuoco in cui bruciamo”, altro che tatuaggio: è la frase da gridare al tramonto con un bicchiere in mano e
stereo a volume apocalittico.

Con The Lady Vanishes si entra in un romanzo psicologico scritto durante un attacco di panico ma con linee di basso che ti massaggiano l’anima perché ogni parola è un colpo basso, ogni emozione un proiettile che ti dice “rilassati” mentre ti prende di mira. La Lady ti trascina con sé nel suo claustrofobico buco nero, sorridendo come se fosse un piano ben riuscito. La tua storia resta tra le pieghe…”, la frase perfetta per chi colleziona traumi come figurine Panini. Ad un certo punto entra pure Dio, chiamato in causa come servizio clienti dell’amore tossico: Parlavo con Dio perché mi liberasse, ma nessuno mi ha sentito.” Ma Dio, probabilmente aveva già bloccato la Lady su WhatsApp. Poi il colpo di scena: “È stato come un omicidio” ma solo emotivo, con effetti speciali da Oscar, questo è certo. E la domanda finale: “Perché non insegnano queste cose a scuola?”. Forse perché servirebbe una cattedra di sopravvivenza sentimentale ed un bonus terapia obbligatorio. The Lady Vanishes è un affascinante NadaSurfiano disastro.

Lioness, la canzone perfetta per chi piange con la grazia di Nico, riflette sull’amore e manda un messaggio all’ex scrivendo “come stai?” per, poi, cancellarlo. Il titolo promette fierezza felina, ma il brano è più un miagolio interiore con sottofondo di terapia non ancora iniziata. Forse, la magia dei Bar Italia è proprio questa: raccontano il dolore come se stessero leggendo le istruzioni del cuore con accento londinese. “Sembra troppo facile morire nelle vite di chi abbiamo amato un tempo.” Poesia o messaggio subliminale? Difficile dirlo, ma funziona. È il dramma perfetto con ironia incorporata. Un ruggito sommesso. Una carezza con l’unghia laccata. E tu, ascoltando, ti senti vivo. Stanco, ma gloriosamente vivo.

Omni Shambles odora di caos poetico a là Pixies, dove la confusione diventa arte e la tristezza ha un filtro vintage. Il cielo non cambia mai, le nuvole restano nuvole. E noi, lì sotto, a chiedere al meteo di cambiare anche solo per compassione. “Insegui il tempo sotto un cielo che non cambia, / ogni nuvola rimane nuvola.” Traduzione: la vita è una serie di aggiornamenti che non si scaricano mai. E poi arriva la rivelazione più assurda e geniale della storia d’amore contemporanea: "Sembra che non ti importi, sono solo un pulcioso nei tuoi capelli.” Poi, come in ogni storia passionale che degenera in film horror, arriva la scena da manuale Bar Italia: Troppa confusione, ho dovuto tagliarmi una gamba.” Poesia o istruzioni per sopravvivere ad una relazione con finale Saw. Non lo so. So solo che “Ogni nuvola rimane nuvola.” Omni Shambles. È caos, è poesia, è un PEZZONE!

Eyepatch. Una benda sull’occhio, metà realtà, metà illusione, l’amore visto da un pirata sentimentale in cerca di redenzione ma anche solo il rum va bene uguale. I Bar Italia ci trascinano in un viaggio tra rimpianti, fantasmi dell’ex e hangover dell’anima. “Riesco quasi a sentire la tua voce, è come se fossi qui.” Quasi. Tipo quando Alexa sente il nome sbagliato (quello della tua ex), parte la con la tua playlist del cuore e ti disintegra. In sintesi, è amore, ma con una benda addosso, perché guardarlo dritto negli occhi sarebbe troppo. Poi arriva la cattiveria travestita da poesia: So che stai passando il peggior momento di sempre … sembra il paradiso.” L’amore visto come la nobile arte del soffrire con stile e dell’essere felici che l’altro stia peggio.

Some Like It Hot. La title-track arriva alla fine, come un cocktail servito tardi. Metà passione, metà disincanto, shakerato con chitarre che sanno di notti troppo lunghe. Di tutto quello che è stato detto, c’è una cosa che rimpiango…” e tu lo senti, come quando mandi quel messaggio alle 5 del mattino per, poi, incolpare il gatto. Il dolore con colonna sonora impeccabile, un protagonista che soffre con la classe di chi sa di essere inquadrato in primo piano. Poi arriva il fuoco, quello vero: “Il tuo urlo è come un fuoco lontano, brucia, è in fiamme.” E tu, ridi. Perché tra le fiamme riconosci te stesso, un po’ tragico, un po’ brillante, sempre pronto a trasformare il disastro in una scena madre.

Some Like It Hot” è un manuale d’uso per cuori bruciati ma ben vestiti, un incendio con glitter, un distopico psichodramma Orwelliano. Ti lascia lì, tra le ceneri ed un bicchiere mezzo pieno, con una sola certezza, se devi bruciare, beh, allora, fallo con stile.

Bandcamp       https://baritalia.bandcamp.com/

Fundraiser   

https://youtu.be/BO9Ed_rU-eY?si=N8uwNrYBXMt5xYfx  

Cowbella       https://www.youtube.com/watch?v=OWIuyW0Kq0M&list=OLAK5uy_maoXuyQbXmz8vSGB2vuuzQkgd4Qvyc3ng

Bar Italia        https://www.baritaliaa.com/home


Commenti

Post popolari in questo blog

FROM THE PAST - RISTAMPE: TELL TALE HEARTS, THE THINGS, GLI AVVOLTOI, THE MORLOCKS, THE SACRED MUSHROOMS / di Luca Sponzilli

RECENSIONI: MOON'S MALLOW: "Moon’s Mallow" (Autoproduzione, 2025) - 10 tracce e un’esplosione di cuore fuzz / di Leonardo Centola

RECENSIONI - VERONIKA VOSS: The Bomb Exploded Here” (EP, 2024, cooproduzione Nos records, Discordia records, Scum in trance) / di Leonardo Centola