RECENSIONI: MOON'S MALLOW: "Moon’s Mallow" (Autoproduzione, 2025) - 10 tracce e un’esplosione di cuore fuzz / di Leonardo Centola

 

I Moon’s Mallow nascono a Bari nel 2020. La formazione originaria prevedeva Gioia Coppola alla voce e composizione, Michele Rossiello al basso, Claudio Colaianni alla chitarra, alla batteria un movimentato turn over.

La formazione attuale:
- Gioia Coppola: voce graffiante e ipnotica, chitarra acustica  
- Michele Rossiello: basso pulsante e anima ritmica 
- Fabio Mongelli: chitarre taglienti e sognanti 
- Vanni Sardiello: batteria potente e stabile

Discografia
- 2021: Against All Gods 
- 2022: Long Lost 
- 2023: Out of the Foxholes 
- 2025: Moon’s Mallow

Dimenticatevi le emozioni impacchettate per bene come regali di Natale. I pugliesi Moon’s Mallow tornano con il loro nuovo (quarto) omonimo album autoprodotto, uscito il 10 Maggio 2025, un disco potente, liberatorio, e lo fanno con la grazia di un’esplosione in slow motion. Altro che “non piangere” o “sii forte”: qui si urla, si sussurra, si graffia e si abbraccia, il tutto nel tempo di dieci tracce che sembrano scritte per svuotare anni di silenzi soppressi ed accarezzare le 12 corde dell’anima. Moon’s Mallow è un disco che ti prende di petto, con la sincerità di chi ha non usa filtri e non ha voglia di usarli. 

Le chitarre di Fabio Mongelli e di Claudio Colaianni sono delicatamente sporche, taglienti ed affamate quanto basta. La voce di Gioia Coppola, compositrice dei brani e anima della band, è una pozione magica fatta di velluto blu, graffi e incantesimi sonori, un luogo ove rifugiarsi: a tratti ti consola, a tratti ti svergogna. Ma non ti lascia mai solo. C’è dentro tutta la voglia di dire come stanno le cose, senza paura di sporcarle con un po’ di rumore. La produzione non le addomestica, le accompagna. È fuzz, è delay, è tensione benedetta. Un po’ Detroit, un po’ Lower East “Wild Side”, con MC5, Patti Smith e Lou Reed che fanno capolino tra un riff ed un lamento elettrico. Alla batteria in questo disco siede la brava Lisa 'Drums' FlorioSi parte subito con Crown Shyness, che ti prende per il bavero dell’anima e ti trascina dentro le sue linee melodiche. La metafora degli alberi che si sfiorano ma non si toccano è strepitosamente romantica. Il ritornello è di quelli che ti entra sotto pelle e ci resta: Now, my hourglass is broken…, poesia in chiave fuzz. E quando parte il solo finale, sembra che una Fender ti stia facendo un massaggio ai nervi. Brivido. Poi arriva Hang On Love e l’atmosfera cambia: ti ritrovi in un salotto polveroso, luci soffuse, tè nero e disincanto serviti da Jesus and Mary Chain dietro la ricetta segreta dei Velvet Underground. Una preghiera distorta, un pianto elettrico con l’eyeliner colato. 

 Moon's Mallow - Da sinistra a destra:      Michele Rossiello, Gioia Coppola, Vanni Sardiello, Fabio Mongelli 

Gaza and Kharkiv non bussa, ma, come è giusto che sia, sfonda la porta con l’amplificatore e ti butta in faccia la realtà più dura, senza filtri né cortesie. È ruvida, diretta, brutale, ti sveglia, eccome se ti sveglia. A tenere in equilibrio questo viaggio verso un luogo raro, fatto di pace, malinconia, abbracci sonori e bellezza autentica, ci pensano gemme più intime: My Friend John, che è come una lettera dimenticata nel cassetto del cuore; My Side, che sa di pioggia e malinconia scritta con una biro scarica; e Forget The World, un invito gentile a spegnere il mondo per un attimo e ricordarsi che l’amore ha bisogno di silenzio ma anche di qualche accordo minore. Insomma, “Moon’s Mallow” non lo ascolti: ci finisci dentro a faccia in giù, scarpe, zaino e paranoie incluse. Non è un disco, è un “vaffanculo” tenerissimo al galateo delle emozioni. Fa casino, ma con stile. E diciamolo: ce n’era un gran bisogno.

Foto di Luca Centola

Ascolta Moon’s Mallow

https://moonsmallow.bandcamp.com/album/moons-mallow

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