RECENSIONI - PAUL WELLER: "Find El Dorado" (2025, Parlophone) / di Mario Clerici



Confesso di non essere un grande estimatore degli album di sole cover, che spesso sono fatti solo per ragioni contrattuali, o mancanza di ispirazione. Non è il caso di Paul Weller, che con questo "Find El Dorado" torna ad incidere un cover album dopo "Studio 150" del 2004, in cui si era cimentato su brani di Dylan, Neil Young, Bacharach, Gil Scott-Heron ed altri, con risultati a dire il vero non esaltanti. Qui invece sceglie alcune canzoni non molto conosciute, che fanno parte del suo DNA musicale, creando un’atmosfera generale piuttosto rilassata e raggiungendo un miglior risultato finale.

Si parte con Handouts In The Rain, scritto da Richie Havens, un brano folk acustico cantato da Weller con il cantautore irlandese Declan O’Rourke, in una versione che non colpisce particolarmente. Molto meglio il secondo brano, Small Town Talk, scritto dall’americano Bobby Charles con Rick Danko nel 1972, un brano soul impreziosito da una bella sezione fiati nel finale. Si passa poi a El Dorado, canzone che ha ispirato il titolo dell’album, scritta da Eamon Friel per il film del 1986 "The Best Man", un bel brano rilassante con ospite Noel Gallagher alla chitarra.

Il quarto brano, White Line Fever, scritto ed inciso nel 1969 da Merle Haggard, un grandissimo della musica country, è forse la prima escursione del Modfather nel genere, con tanto di pedal steel, che a me evoca sempre le grandi pianure americane. La canzone non è affatto male, un brano che (nella recente intervista concessa a Mojo) Weller ha rivelato di amare particolarmente, perché parla della vita in tour mentre si guarda il paesaggio dai finestrini del bus. Gli americani Flying Burrito Brothers ne incisero una versione memorabile nel 1971 nel loro omonimo terzo album. One Last Cold Kiss, scritta da Felix Pappalardi per i Mountain, ma conosciuta da Weller tramite la versione che ne fece Christy Moore nel 1999, è suonata come un traditional folk britannico, cantata insieme alla cantautrice Amelia Coburn (ottima voce) e con il violino di John McCusker, un bel brano che si fa ricordare.


Arrivano invece le note dolenti di When You Are A King, canzone del 1971 dei White Plains, un gruppo di cantanti di sessions, in un arrangiamento per orchestra e chitarra acustica, un brano che avrei visto bene cantato dai Ricchi e Poveri nella formazione originale degli anni '70 più che da Paul Weller, che lo ha inciso perché lo amava molto da ragazzino: lo dimenticheremo facilmente. L’album si risolleva subito e alla grande con Pinball, scritta nel 1974 dal musicista/attore Brian Protheroe, un fantastico pezzo soul che sembra preso da una delle raccolte chiamate "Totally Wired" che giravano negli anni novanta, con belle percussioni e il grande Jacko Peake al sassofono.

Si continua poi benissimo con Where There’s Smoke, There’s Fire, canzone del 1984 dell’oscuro soulman texano Willie Griffin, con basso e batteria pulsanti, ottimo cantato e un bell’arrangiamento di piano e chitarre. I Started A Joke, canzone del 1968 dei Bee Gees e forse il brano più famoso presente in questo album, ne è al contrario uno dei più deboli, stucchevole e zuccheroso con archi ridondanti fino all’inverosimile. Anche Never The Same (Mike e Lal Waterson, 1972) è una ballad acustica per chitarra e sezione di archi che non si lascia ricordare.

Invece Lawdy Rolla, brano del 1969 della band afro-francese Guerrillas (che aveva al suo interno Manu Dibango al sax), è un gospel/rock dal groove irresistibile con tanto di organo Hammond, uno degli highlights dell’album. Poi abbiamo Nobody’s Fool, canzone scritta da Ray Davies ma mai incisa dai Kinks (la si può ascoltare in versione demo nella ristampa del 2013 di "Muswell Hillbillies"), che fu usata come sigla della serie tv "Budgie", il cui protagonista (interpretato dall’attore/cantante Adam Faith) è un piccolo criminale i cui piani vanno sempre storti. La scrittura della canzone è favolosa (stiamo parlando di Ray Davies, uno dei più grandi autori mai esistiti) e l’interpretazione di Weller è più che convincente, mi fa venire voglia di cercare la serie su YouTube: altro centro pieno.

Journey è un brano folk rock scritto da Duncan Browne nel 1974, la versione qui presente è piu muscolare dell’originale, con la batteria a menare le danze e il gradito ospite Seckou Keita alla kora, bel pezzo. Altrettanto non si può dire di Daltry Street, il brano piu recente della raccolta (scritto 6 anni fa da Jake Fletcher e P.P. Arnold), un altra canzone per piano e orchestra che non lascia il segno. L’album si chiude con Clive’s Song, pezzo scritto dal membro fondatore della Incredibile String Band Clive Palmer per il folksinger scozzese Hamish Imlach e da questi pubblicata nel 1971. La versione del Modfather ospita Robert Plant all’armonica e alla voce, ne viene fuori un bel folk blues per finire il disco nel migliore dei modi.

L’album è prodotto da Steve Cradock, chitarrista collaboratore storico di Paul e vede anche la partecipazione , oltre ai nomi già citati, di Hannah Peel agli arrangiamenti e alle orchestrazioni. Quindici canzoni per quasi un’ora di musica, stavolta il buon Paul non ha buttato via niente: alcune canzoni eccellenti, altre buone o molto buone, ma anche alcune che potevano benissimo essere scartate. Se Weller avesse scelto 10 canzoni sarebbe stato un ottimo album, così rimane un buon album che scorre piacevolmente. Non possiamo certo annoverare Find El Dorado tra le prove imprescindibili di Paul, ma i suoi fan lo ascolteranno e ricorderanno certamente a lungo.

Paul Weller

https://www.paulweller.com/

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Lawdy Rolla   https://youtu.be/G2F6tpnLa7Y?si=MX4gXTzAyaB8qceL

Pinball            https://youtu.be/ib1xgrOVyGM?si=sD3siit2z7tMTGZj

Clive’s Song      https://youtu.be/JSQqs_GtEyI?si=FGZ2kCWvWZRRBudE

When There’s Smoke, There’s Fire https://youtu.be/qqpXmcS77Gg?si=SBGDviAB-RxODzvH

Nobody’s Fool https://youtu.be/zWyJ5wrK6c8?si=pB8sjHHZO5IuIfoz

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