SPECIALI - In memoria di Dave Cousins (1940 - 2025): "Cronistoria degli Strawbs del periodo d'oro" / di Marco Fanciulli

Dave Cousins e gli Strawbs, il periodo d'oro: 1967 - 1974


In memoria della recente scomparsa il 14 Luglio 2025 a 85 anni di Dave Cousinsquesta è una doverosa cronistoria del periodo più creativo della sua creatura musicale, gli Strawbs. Uno dei protagonisti della scena folk e folk-prog inglese ci ha lasciati, con lui se ne va un tassello importante dell’andata folk-rock che ha caratterizzato la scena britannica a cavallo fra gli anni sessanta e settanta. L’embrione degli Strawbs si chiama Strawberry Hill Boys, una formazione di giovani studenti universitari dedita al bluegrass, genere dell’America rurale che fonde country, jazz e gospel il cui demiurgo è stato Bill Monroe, e che era penetrato in terra d’Albione già nell'anteguerra tramite le radio statunitensi e poi è confluito nello skiffle degli anni cinquanta. L’infatuazione per il bluegrass dura poco. Già nel 1967 la formazione abbrevia la ragione sociale in Strawbs. La line-up originaria è un trio formato da Dave Cousins, cantante e polistrumentista di strumenti cordofoni - chitarra, banjo, dulcimer - Tony Hooper, chitarra e canto di background e Ron Chesterman al basso e contrabbasso. Nel corso degli anni appariranno ospiti illustri nella discografia quali John Paul Jones, Nicky Hopkins, Sandy Denny, Rick Wakeman, Tony Visconti. Sempre nel 1967 gli Strawbs incontrano Sandy Denny a Copenhagen: insieme registrano una manciata di canzoni per quello che è il loro vero primo album: "All Our Own Work", uscito a nome Sandy Denny & The Strawbs; il disco però uscirà nei negozi molto anni dopo, nel 1973. 


Ascolto:https://youtube.com/playlist?list=PLdktF-lL0yEajvlj8fmpXQyPuFUtf-KZH&si=dTkNiPSUPpVWnMzG All Our Own Work è un album che mostra in prima linea le già notevoli doti canore di Sandy Denny, mentre gli Strawbs appaiono ancora piuttosto acerbi, alla ricerca di un’identità fra un passato bluegrass non ancora completamente alle spalle e un futuro folk-prog a venire. A differenza di tanti esordi questo disco non contiene cover ma tutti brani originali. È un album tutto sommato discreto con punte elevate di lirismo che culminano nelle performance della Denny (Who Knows Where The Time Goes, bel folk acustico per sola voce e chitarra, la bella ballad Sail Away To The Sea, dai soavi profumi di leggiadro folk antico e barocco, Stay Awhile, gemma folk-pop), gli altri episodi sono le aperture a un pop vagamente lisergico alla Mamas & Papas (On My Way), reminiscenze folk-psych alla Byrds e suggestioni dylaniane (All I Need Is You; Nothing Else To You), recupero dei primigenio bluegrass (lo strumentale per banjo Wild Strawberries), strizzate d’occhio a certo pop in voga in quel periodo sul genere degli Herman’s Hermits (Sweetling), folk lisergico vagamente indianeggiante (Tell Me What You See In Me), cantautorato folk di ispirazione statunitense alla Tim Hardin (How Everyone But Sam Was A Hypocrite), Beatles in salsa folk (Always On My Mind). 

Il primo album ufficiale degli Strawbs esce nel 1969. È l’omonimo "Strawbs"


In formazione si è aggiunto Rick Wakeman, il tastierista che prima di diventare celebre con gli Yes e poi con i suoi lavori solisti ha fatto parte degli Strawbs fino al 1971; gli ospiti presenti in questo disco sono un Tony Visconti non ancora alla corte di David Bowie, e John Paul Jones, in prestito dai Led Zeppelin. È un disco che mostra una band già matura stilisticamente e in grado di padroneggiare le molteplici sfaccettature del folk inglese con incursioni nella psichedelia e prefigurazioni dell’allora nascente prog: è un eccellente album che già possiede in nuce gli sviluppi futuri. Nella struttura è un album incentrato sul folk, l’ossatura, la trama sulla quale si inserisce l’ordito delle sperimentazioni. Il disco inizia con il capolavoro The Man Who Called Himself Jesus, una splendida ballad folk-rock dalle aperture gospel che narra di un fatto vero: un amico di Cousins che lavorava in un negozio di Copenhagen vide entrare un giovane che si presentò col nome di Gesù; Cousins è al massimo della forma nell’esibizione canora e un sottofondo di chitarre elettriche fa eco a questo solido folk-rock. That Witch Once Was Mine è un folk aromatizzato di vapori lisergico-pastorali con un cantato corale che avvicina i Beatles ai Mamas & Papas nel bel mezzo del prato verde di un maniero di campagna. All The Little Ladies solo voce e chitarra acustica è un folk barocco agropastorale. Piece Of 79 And 15 è uno dei brani più atipico dell’intero repertorio: un folk lisergico dai tratti obliqui e straniante cantato a più voci con nastri anche in loop; è una prefigurazione di certo folk-prog deviato alla Comus con le armonie vocali che ricordano Van Dyke Parks; Tell Me What You See Me è il pezzo forte dell'album: un raga folk psichedelico orientaleggiante fra percussioni indiane e violini mediorientali che avvicina gli Strawbs alla Incredible String Band. 


Oh How She Changed è un sognante pop immerso in una solare atmosfera campagnola da rurale ambiente comunitario hippie e con derive classicheggianti. Or Am I Dreaming sono i Beatles immersi in un soave sogno folk-pop. Where Is The Dream Of Your Youth? è giocata su una solida ritmica di basso, batteria e tastiera e ha aperture corali lisergiche. Poor Jimmy Wilson è un delicato folk arcadico ingentilito da un flauto leggiadro. Where Am I (I’ll Show You Where To Sleep) è una suadente canzone impregnata di agrodolci arrangiamenti acustici e delicate armonie vocali. Chiude l’album The Battle, una canzone in pieno stile medievale-rinascimentale con tanto di fiati che evocano l’atmosfera di una battaglia o di una tenzone cavalleresca; è strutturata nella forma di una canzone popolare di cappa e spada costruita sui versi di un menestrello folk che narra epiche vicende rinascimentali di armi e amori.


Sembra di fare un passo indietro rispetto al precedente album; ci sono arrangiamenti più sobri e meno fantasiosi, meno aperture alle sperimentazioni e più un adagiarsi su serene divagazioni folk, con qualche spruzzata di psichedelia e dei toni più classicheggianti. 

Dietro l’apparente sobrietà questo disco rivela però la capacità della band di smussare e levigare la materia folk, padroneggiando le sue sfumature. In sintesi Dragonfly è un disco che vede un ritorno a una dimensione folk più conservatrice e meno aperta alle sperimentazione; più che l’elemento iconografico viene privilegiato quello iconologico di un folk dai tratti malinconici e saturnini, ripiegato in se stesso. Il disco non è proprio un passo indietro ma un affinamento della base folk che caratterizza il sound della band. In formazione troviamo un membro in più, la violoncellista Claire Deniz, e fra gli ospiti illustri si rinnova la presenza di Tony Visconti e Rick Wakeman. Apre l’album The Weary Song una folk song lisergica dal sapore agrodolce con belle divagazioni di violoncello e un leggero tocco di fuzzin’ chitarristico che dà quel tocco di straniamento. Dragonfly, la title track, è una giga folk acustica di stampo scozzese ingentilita dal flauto di Tony Visconti; è strutturata su un’alternanza di strofe cantate e assoli di flauto secondo uno schema tipico delle ballate rinascimentali e l’atmosfera è proprio quella di una corte del Rinascimento. 



I Turned My Face Into The Wind riporta l’orologio di colpo al XX secolo con una malinconica folk ballad di stampo classicista con belle parti di violoncello, fa pensare alle brume della campagna inglese. Josephine (For Better Or Worse) è una bella folk song per chitarra e violoncello dal tono conciliante e rilassante. Another Day è un’altra malinconica ballad che però nel suo spirito nostalgico comunica un senso di gioia. Til The Sun Come Shining Through forse è un po soporifera ma il suo delicato folk in punta di piedi dà l’idea del raccoglimento. Young Again è un altro momento di delicatezza carezzevole con un flauto pastorale. The Vision Of The Lady Of The Lake è il pezzo forte di tutto l’album: è una lunga folk-rock song nella forma del canto di un menestrello medievale che narra una vicenda legata a Re Artù; il brano ha una durata di quasi undici minuti ed è concepita come una canzone-racconto che recita un poema in versi, nel tipico canovaccio dei cantastorie medievali, gli chansonniers des gestes che narrano le gesta epiche di dame e cavalieri. Il brano è un progressivo crescendo di intensità su un canto narrante che procede senza sosta e che trasmette un senso di dramma recitativo nella narrazione. Close Your Eyes chiude l’album: è un frammento di folk acustico solo voce e chitarra di soli quarantacinque secondi.

Sempre nel 1970 esce il live "Just A Collection Of Antiques And Curious", la registrazione di un concerto dal vivo alla Queen Elizabeth Hall di Londra. Questo live, composto da sei pezzi, di cui cinque inediti mai apparsi in studio, rivela le capacità di Rick Wakeman quale membro degli Strawbs. 

Apre il live Martin Luther King’s Dream una bella folk ballad profumata di antico, di saga medievale; The Antique Suite è una suite suddivisa in quattro parti che è un bella performance di folk prog, è un viaggio che spazia dal folk al country&western: la prima parte, The Reaper, è un folk inglese canonico ove compare un clavicembalo baroccheggiante, la seconda parte We Must Cross The River è una soffice ballad di orientamento country&western e dagli aromi westcoastiani, la terza parte, Antiques & Curious, ha toni più languidi, la quarta e ultima parte, Hey, It’s A Been Long Time, è una cantata a più voci in stile hippy; Temperament Of Mind, scritta da Rick Wakeman di proprio pugno, una bella composizione per solo pianoforte che contiene citazioni da brani mutuati dalla musica classica e dal jazz fra cui Chopin, e Scott Joplin; The Fingertips è un originale folk dall’andamento lento e pacato ove compaiono sitar e tabla, diviso fra una prima parte cantata, lenta e meditativa, e una seconda parte strumentale che pare prendere la rincorsa verso un raga indianeggiante, ma resta sempre nei ranghi di una pacatezza pop-folk; Song Of A Sad Little Girl inizia con un elegante pianismo classicheggiante per poi trasformarsi in un acid-folk dalle tinte sfumate, quindi a fondersi insieme al pianoforte in una raffinata pièce tra il folk e il classico; Where Is This Dream Of Your Youth, tratta da un brano del loro primo album chiude il live: il brano originario viene dilatato a oltre nove minuti con un’esibizione che si discosta dai tradizionali canoni folk per orientarsi verso un folk prog di stampo rock, nel quale fa la parte del leone un lungo assolo di tastiera ad opera di Rick Wakeman che avvicina il pezzo alla struttura del progetto sinfonico; la parte strumentale è un interessante connubio di prog e raga lisergico.

Il 1971 vede l’uscita dell’album "From The Witchwood" Ascolto:https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_ki1hyZkH-FBMd3xtiZQ7Uw5bS7NjlHjas&si=V6vwFI26YCTtawhO, terzo lavoro in studio della band, quarto se consideriamo anche All Our Own Work con Sandy Denny, pubblicato sei anni dopo la sua registrazione. In formazione troviamo sempre Rick Wakeman, alla vigilia del suo ingresso negli Yes, mentre il ruolo di batterista è stato rilevato da Richard Hudson e quello di bassista da John Ford. David Cousins e Tony Hooper svolgono il ruolo di leader polistrumentisti e cantanti. L’album mostra un Wakeman nel pieno della sua forma, già si può percepire l’eco delle sue future avventure con gli Yes e da solista. Se i precedenti album sono stati due lavori di assestamento, nel senso che dovevano mettere a fuoco la direzione della band, con questo disco assistiamo alla definizione del sound degli Strawbs: un folk-prog di ispirazione folk classica ma con una predisposizione ad ampliare il linguaggio del folk-rock inglese alla stessa maniera in cui il prog aveva ampliato il linguaggio del rock. Si parla di prog riferendosi a questo concetto, un ampliamento del linguaggio folk, è un approccio differente dal prog inteso nel senso comune, perché esso deroga alle radici blues del rock, invece qui non esiste alcuna deroga al folk originario ma un allargamento dei confini del medesimo. L’album inizia con due brani che sono alquanto tradizionali come impostazione, A Glimpse Of Heaven e Witchwood: la prima è una solenne ballad folk dai tratti gospel con un organo che fa tanto organo di chiesa e un coro che sembra quello di un gruppo di parrocchiani durante la messa, ma nel bridge centrale si lancia in un’euforia d’organo vicino al prog; la seconda è una song acustica prossima a un’antica canzone folk campestre di una campagna inglese intrisa di leggende popolari. 


                                 Dave Cousins 

Con Thirty Days si entra nel vivo dell’album, nella dimensione prog: è una cantata che tradisce una certa radice psichedelica di stampo agreste e comunitario con un sitar che gli conferisce un certo sapore indianeggiante. Flight sono i Byrds traghettati nel folk lisergico inglese, con fraseggi di chitarra barocca che donano a questo brano strutturato su un ralenti da madrigale psichedelico un tocco di mistero e un cantato corale da comune hippie. The Hangman And The Papist è introdotta da un severo accordo di organo di Rick Wakeman ed è un folk in crescendo che crea nell’ascoltatore una tensione orientata al drammatico: col cantato di un menestrello si narra la storia di un boia che un bel giorno si trova davanti la testa di suo fratello da mozzare, e il drumming incalzante accresce il tono di drammaticità del brano. Segue Sheep e si entra nei capitoli più prog del disco: è un brano complesso strutturato su un’ossatura folk-rock con l’organo in primo piano, in particolare nel doorsiano accordo centrale; siamo nel puro folk-prog di ispirazione più prog che folk e le influenze ricordano un impasto Colosseum-Tomorrow, e ci sono divagazioni che addirittura rasentano le istrionerie dei Gong; però nel finale il brano si trasforma in un bucolico folk acustico. Cannondale si apre con un tenebroso muro di elettronica cupa per poi sciogliersi in un sornione e corale folk lisergico; la sorpresa è nella parte centrale con un originalissimo wah wah di sitar che trasforma il brano in un surreale raga indianeggiante, per poi trasformarsi di nuovo in un pacato folk-prog umorale. The Shepherd's Song sono i Beatles che si esercitano in un folk lisergico dai tratti pastorali; ma i Beatles prendono la piega prog grazie a Rick Wakeman e nel folk traducono sensazioni pop che saranno di gruppi come la ELO e i Barclay James Harvest. In Amongst The Roses è un ritorno a una folk acustico più pacato, dalle atmosfere vespertine, come un Donovan preso dall’incanto della sera con i Byrds quali invitati speciali. I’ll Care Beside You chiude l’album ed è uno spumeggiante folk-rock che prende sempre i Byrds e li colloca nel bel mezzo di un prato inglese; è anche un brano dal forte potenziale innodico nel suo bel cantato a più voci.

Ormai gli Strawbs sono lanciati e pubblicano un disco all’anno e anche due. Nel 1972 esce "Grave New World".                       Ascolto: https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_nfDeDOLTLoyhJFUf9AbSqe6qsdDbiKSY8&si=-R0O1D6hjDgeJKlB

L’album è un concept sulla vita dell’uomo dalla nascita alla morte. Rick Wakeman ha lasciato gli Strawbs per entrare negli Yes e il suo posto alle tastiere è stato rimpiazzato da Blue Weaver. Grave New World segna un'ulteriore passo in più verso il prog, a discapito delle radici folk che vengono sacrificate: proprio a causa di ciò Tony Hooper dopo questo disco lascerà la formazione, deluso dalla piega che ha preso la band. Il disco è composto da un’alternanza di brani lunghi e brani brevi, secondo un’organizzazione nella scaletta che segue un taglio più sperimentale, come sperimentale è questo disco intero. Per chi scrive è l’apice della carriera della band. L’album inizia con Benedictus, una ballad dai connotato di inno sacro che si distingue per le sue belle partiture di organo e per una struttura canoro-strumentale che porta i Fairport Convention al cospetto di un salmo religioso; è un canto caratterizzato da ariose tinte di mellotron e il refrain è di quelli epici da cantare in coro: la canzone è dedicata a Rick Wakeman che ha appena lasciato la band ed è un augurio di buona fortuna; è uno dei brani più belli in assoluto degli Strawbs. Dopo il breve stacchetto folk acustico Hey Little Man…Thursday Child segue Queen Of Dreams un brano che rende appieno il concetto di sperimentazione all'interno del folk prog: è dominato da svisate di sitar in loop che si fondono in una ritmica folk-rock fra un canto a più voci e un giro di basso in prima linea che definisce le spigolosità ritmiche; il momento più significativo sono le volute di elettronica cosmica centrali che rasentano addirittura la Kosmische Musik tedesca di Cluster e Tangerine Dream; poi nella seconda parte si rientra nei ranghi di una solida canzone folk-prog-rock con tribalismo e percussioni finale. Heavy Disguise solo voce e chitarra acustica riporta l’ascolto entro i ranghi di un folk canonico, ma con una certa verve pop e una tromba cavalleresca. Un sontuoso sipario orchestrale introduce il folk barocco di New World denso di sonorità di mellotron e con un canto che si dispiega ad ali spiegate nel cielo come un albatros; gli arrangiamenti di mellotron prendono un sapore tipicamente prog e quando rimontano i fiati si ritorna su sommità orchestrali per poi volare alto fino alla fine. Hey Little Man…Wedsneday’s Child è un altro breve frammento acustico identico al precedente. The Flower And The Young Man inizia con un canto a cappella a più voci, e un accordo di harmonium dà il via a un placido ed elegante folk che si apre a belle divagazioni prog grazie al mellotron e a un cantato corale armonioso; pare di sentire un incontro fra i Fairport Convention ed Emerson, Lake & Palmer. Tomorrow è l’episodio più ambizioso e sperimentale del disco: qui non c’è traccia di folk ma di prog, un prog che sembra un incontro fra Emerson, Lake & Palmer, i Jethro Tull e gli Atomic Rooster anche per certe spigolosità elettriche vicine all’hard rock; quando si ritorna verso lidi acustici si vira dalla parte di un classicismo barocco per clavicembalo, quindi si prende il via verso una furibonda cavalcata prog; brano che mostra alla grande il volto prog della band perché è concepito con il taglio del sinfonismo prog, il quale è ben omaggiato nel sontuoso finale. On Growning Older è un folk acustico con aperture al rock piuttosto canonico nell’impianto. Ah Me, Ah My è un inaspettata sorpresa: una breve canzone da cabaret anni venti che sembra un incontro fra Al Jolson e una colonna sonora di un cartone animato in bianco e nero dell’anteguerra. Is It Today, Lord è un inno sacro cantato in un dialogo fra voce e coro come vuole la tradizione dei canti di chiesa ma la presenza di sitar e tablas gli conferisce una surreale atmosfera indù. The Jorney’s End, ovvero il viaggio finale, il congedo dalla vita che viene reso con una sommessa canzone pianistica, a guisa di epitaffio ma senza troppa enfasi funebre. Dopo Grave New World Tony Hooper lascia la band e il suo posto viene rilevato da Dave Lambert. 

Nel 1973 esce con questa nuova line-up "Bursting At The Seams", sesto album in studio della band, settimo se consideriamo il disco con Sandy Denny. Ascolto: https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_nI7YLk8cwzAnGzHcTmJjjI1vJEnxA23HI&si=IVpFqdq7Ob4nhoD0 

A dispetto della brutta copertina Bursting At The Seam è un signor disco. Manca la varietà del disco precedente e con essa anche il gusto della sperimentazione, però questo è un bel disco di canzoni, canzoni che riassumono folk, rock e prog e li comprimono in un formato legato alla metodologia compositiva legata alla canzone, con le sue sfumature. Solo due brani, quelli di più lunga durata si espandono oltre i confini della canzone per entrare nelle spire del sinfonismo prog. Apre l’album Flying ed è subito rapimento con una splendida song arrangiata finemente, un folk che come un volo di gabbiani si apre all’infinito evocando la libertà di volare ad ali spiegate; il brano si divide fra una raccolta e riflessiva strofa e un arioso ed espanso refrain corale che traduce in note la libertà di volare; fraseggi di chitarra e aperture di mellotron arricchiscono di sinfonismo prog quest’ispirato cantautorato folkeggiante. Lady Fuschia ricorda certe cose degli ELO e dei Moody Blues: è una graziosa e agrodolce ballad romantica costruita su un apparato canoro beatlesiano e su fraseggi di chitarra acustica profumati di fiori primaverili, mentre innesti di elettricità portano verso un austero cantautorato prog. Stormy Down si orienta verso un country-rock di stampo westcoastiano ed è una briosa canzone countreggiante che profuma di prati verdi e gonne a fiori. Down By The Sea è uno degli apici del disco: inizia all’insegna del racconto sonoro epico fra solennità di chitarra elettrica e cori sovrannaturali; quindi parte un soffice cantautorato folk per poi montare alla grande in un prog-rock dalle chitarre affilate in solenni sincope e da un cantato molto prossimo a quello di Steve Winwood: infatti potremmo benissimo stare dalle parti dei Traffic; poi i toni si addolciscono in un morbido folk con soffici melodie di mellotron per poi riprendere ancora il volo verso una pomposo orchestrale a base di ottoni, evocatrice della magnificenza del mare, dell’oceano, e della contemplazione dell’infinito che esso comunica. The River è una morbida folk song velatamente lisergica con l’abito della poesia sonora, la quale si apre in incantate visioni di archi. Part Of The Union è una tradizionale folk song dal piglio rinascimentale, una pimpante canzone d’arme che evoca storie d’amori e di battaglie da poema cavalleresco; però in questo contesto d’Europa rinascimentale si integra bene anche l’innesto di un piano honky-tonk. Tears And Pavan è una suite divisa in due parti; con un Cousins che è sempre vicino a un Steve Winwood inizia fra ripiegamento prog e aperture verso dei Traffic più cosmici; una chiosa strumentale per solo violoncello apre al barocchismo, ma subito si cambia ora verso una musica da fiaba cavalleresca inframezzata da un fraseggio di chitarra in stile mediterraneo: è la seconda parte della suite, un ibrido di folk inglese del tempo dei cavalieri ed etnicità mediterranea. The Winter And The Summer è una splendida folk-song con derive prog che porta i Genesis dalle parti di una serena atmosfera di campagna. Lay Down è un canto che mette in musica un testo religioso – il salmo 23 - ed è un vibrante folk-rock infarcito di elettricità con un afflato gospel percepibile nel trasporto che comunica il cantato. A conclusione dell’album viene coinvolta una classe di scolari per Thank You, una breve piece pianistica di stampo classico sul modello di una filastrocca infantile. 

Nel 1974 esce un altro capolavoro, "Hero And Heroine".  Ascolto: https://youtube.com/playlist?list=PLL44kuYYS8ynXmfom_ZSi_cQZOzqfZpYt&si=q0HBMnfVF5cXjqpx 

Con questo disco gli Strawbs si confermano ancora come una band di alto livello, affinando ancora di più quella vena cantautorale che, affiancandosi all’elemento prog, avvicina la band all’alare del cantautorato del folk inglese, sublimato nelle personalità di Donovan e Cat Stevens. A questo punto i tempi sono maturi per tirare le somme sulle influenze e sulle affinità che gli Strawbs hanno con altre convenzioni band inglese. Sviscerando la complessa arte musicale degli Strawbs, si trovano rimandi sia al folk dei Fairport Convention – questo soprattutto nei primi lavori – sia al cantautorato di Cat Stevens e di Donovan; ma se ci spostiamo sul versante prog si scopre un ventaglio di affinità che vanno dall’Incredible String Band, passando per Yes, Jethro Tull, Traffic, Moody Blues, Renaissance, rasentando anche ELO e Supertramp, il sinfonismo tastierista degli ELP e la Kosmische Musik tedesca. Inoltre, altra caratteristica, nel sound degli Strawbs è presente anche un afflato gospel, un senso della coralità liturgica che li distingue dalle altre compagini di area folk prog. Ultimo ma non meno importante l’influenza americana: Dave Cousins si è formato ascoltando il bluegrass, in particolare Earl Scruggs, uno dei maestri del genere dotato di una particolare tecnica chitarristica, e l’antologia di Harry Smith dedicata al folk dell’anteguerra. È variegato il sound degli Strawbs, ciò in parte è dovuto ai diversi orientamenti dei singoli membri, una diversità di vedute che ha comportato anche delle crisi all’interno della band: John Ford e Richard Hudson, orientati al country-rock, lasciano la formazione essendo venuti ai ferri corti con Dave Cousins che invece propende per un taglio prog, della vecchia formazione sono rimasti ormai solo Cousins e Dave Lambert. Per il nuovo disco Cousins recluta il tastierista John Hawken, ex Renaissance, il bassista Chas Cronk, uno che ha militato alla corte di Rick Wakeman, e il batterista Rod Coombes: quest’ultimo ha fatto parte della band scozzese degli Stealers Wheel, un gruppo che ai più non dirà nulla ma che passò alla storia per essere la versione britannica di Crosby, Stills & Nash e per il singolo milionario Stuck In The Middle With You. Apre l’album la suite folk-prog Autumn suddivisa in tre parti: Heroine’s Theme, Deep Summer’s Sleep e The Winter Long; la prima parte è un prologo strumentale caratterizzato da cupi bordoni di elettronica che creano uno scenario naturale tenebroso, quasi da palude salmastra immersa in una fitta bruma inglese: ciò è anche dovuto al lavoro del nuovo produttore, Tom Allom, che aveva lavorato con i Black Sabbath ed era già scafato in fatto di atmosfere tenebrose. Indi i bordoni oscuri vengono affiancati a una solenne aperture di mellotron per gettare un fitto di luce metafisica: questo paesaggio è un’apoteosi di prog dalle tinte dark. La chitarra introduce la seconda parte, Deep Summer’s Sleep, che si dispiega come un contemplativo e trasognato canto campestre, aggraziato dalla voce di Cousins e dal mellotron. Romantiche e classicheggianti note di piano segnano il passaggio alla terza parte, The Winter Long, ed è appunto un invernale elegia che si espande progressivamente in un metafisica e angelica liturgia fra il gospel e la musica sacra europea. Sad Young Man è un altro gioiello che rivela però l’ennesima volta le qualità versatili della band: aperto da una cromia di mellotron il canto di Cousins, vicino a un certo Cat Stevens, è una cartolina malinconica, ma subito il brano prende una piega rock con asperità di chitarra alla Who per poi sublimarsi in un caldo afrore westcoastiano con solari tocchi di fender; a metà il timbro vocale si fa più etereo e parte una sinfonia di mellotron che avvicina Rick Wakeman a John Lord; poi si ritorna ai temi iniziali fino alla fine. Il brano ha un’atmosfera mesta: il testo parla del disagio di un giovane che ha lasciato la campagna per la città. 

                 
                              Dave Cousins

Just Love irrompe con la sua irruenza hard-blues-boogie e segna una rottura definitiva dell’uniformità dei primi due brani, ma nell’impeto rock riesce anche a infilare un mellotron romantico. Shine On Silver Sun ha lo spirito di una fiaba onirica: il suo afflato folk-prog si apre a un solenne madrigale corale con tanto di cori angelici. Hero And Heroine, la title-track, è un capolavoro di canzone, una delle mie preferite in assoluto di tutta la scena folk-prog: si apre con l’elevazione mistica di una solenne sinfonia di fiati e di mellotron per poi trasformarsi in una cavalleresca giga celtica: quella che sembra una chitarra è in realtà un pianoforte preparato suonato a forte velocità; segue poi la fender a eseguire una danza campestre. Cousins mostra il meglio delle sue doti vocali anche con il canto a cappella. La genialità è l’inventiva sonora nello spazio di tre minuti che porta a una varietà tecnica sublimata da episodi di concitata cavalcata celtica e di mellotron che assume la solennità chiesastica di una cattedrale gotica. Il testo però non ha nulla di cavalleresco: col piglio di un menestrello medievale Cousins racconta il travaglio di un giovane dipendente dall’eroina e ciò fa di questo brano una delle più belle canzoni contro la droga. Midnight Sun segue senza soluzione di continuità, come se questo brano e quello precedente fossero legati in una suite: è una folk ballad pastorale dal profumo di una villanella di campagna però immersa in un vapore lisergico. Si svolge fra un cantato a bucolico anche a più voci, profumati arpeggi di chitarra acustica, anche con derive spagnoleggianti, percussioni e violoncello. Out In The Cold è un’altra ballad pastorale, più lineare e semplice nell’arrangiamento, aromatizzata di atmosfera campestre con delicati arpeggi di chitarra acustica, delicatezza folk di armonica, flauti bucolici, morbidezze di mellotron e canto soave. Round And Round è orientata verso un certo rock progressivo da arena rock americano: siamo nel 1974 e gruppi americani come gli Styx e i Kansas si stavano affermando in America e la loro eco iniziava a sentirsi anche nel vecchio continente; gli Strawbs percepiscono queste influenze e le rielaborano a modo loro, senza scadere in pacchianerie. Il brano è un bel prog chitarristico, fra una ritmica martellante e marziale, attorcigliate volute di moog e un chitarrismo deciso senza essere preponderante. Lay A Little Light On Me è il brano più vicino ai Genesis dell’album: a partire dal timbro vocale di Cousins che ricorda Peter Gabriel; gli arrangiamenti evocano anche i Genesis di "The Lamb..." in un dimensione più rock fra monumentali aperture elettriche e un canto che vola verso le stelle. Hero’s Theme non è altro che la continuazione del brano precedente del quale riprende la possente cavalcata di chitarra elettrica e la sviluppa per tutta la durata in modo da costituire l’epilogo di tutto l’album, epilogo sublimato nel grande coro finale.


Strawbs           

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