FROM THE PAST - I DILEMMI MUSICALI DEL '900: CAPTAIN BEEFHEART & HIS MAGIC BAND: "Trout Mask Replica" (Straight Records/Reprise, 1969) / di Davide Romeo e Pasquale Boffoli


 



"Trout Mask Replica" di Captain Beefheart & His Magic Band è uno dei dischi più controversi di tutta la storia del rock e del secondo Novecento, che divide pesantemente gli ascoltatori e gli appassionati senza possibilità di conciliazione: da 56 anni esatti a questa parte --- fu pubblicato il 16 Giugno 1969, prodotto da sua genialità FRANK ZAPPA per la sua (e di Herb Cohen) Straight Records --- chi lo adora lo definisce un capolavoro senza tempo che si nutre di sussulti Delta Blues, sfuriate Free Jazz, avant-garde dadaista, free form rock psicotico, furiosa estetica musicale anarchica. Pure i detrattori del disco non si sono mai risparmiati nelle loro velenose esternazioni, ecco giusto una non molto ortodossa, pubblicata da poco in Facebook mentre scrivo: "Paccottiglia e collage di frammenti musicali mescolati alla cazzo di cane!". Chi scrive appartiene alla prima categoria: nel 2025 l'ascolto di questa quasi un'ora e venti (28 brani distribuiti su quattro facciate del doppio vinile originale) di ruvidi e contorti assalti alla baionetta sonori è ancora un'esperienza che scombussola le certezze e ovvietà musicali e induce perfidamente a cercare di penetrarne la perigliosa essenza sulfurea.

Trout Mask Replica ha la stessa capacità metafisica di trascendere e uccidere i limiti temporali di un quadro di Picasso o di Caravaggio, di una sinfonia di Beethoven, di Mozart, di Stravinskij, di "Delitto e Castigo" di Dostoevskij o "La Metamorfosi" di Kafka. Ascoltare Trout Mask Replica è come guardare un quadro surrealista o astratto, se si è disponibili mentalmente e con lo spirito si può essere risucchiati dall'imponderabile. L'influenza che questo disco avrà negli anni successivi sull'ispirazione e sulla weltanschauung musicale di molteplici artisti è fuori di discussione: i Fall di Mark Smith, i Pere Ubu di David Thomas, gli Wire di Colin Newman, gli U.S. Maple, gli Old Time Relijun, gli Half Japanese e tanta altra new wave, post-rock e art-rock sperimentale britannico e americano hanno mutuato dai tardi anni '70 in poi anche dagli spregiudicati eccessi sonori di Trout Mask Replica le loro geometrie sonore sghembe e disarticolate, la decostruzione sistematica delle strutture rock. 


        Frank Zappa (a sinistra) e Captain Beefheart 

Non perdete la vostra occasione di farvi sconvolgere da questo scrigno di misteriosi-enigmatici tesori musicali: non è mai troppo tardi per 'andare oltre'. Se si vuole conoscere qualcosa di più su Captain Beefheart segnalo un prezioso libretto tascabile di 120 paginette, forse ormai introvabile: è un prezioso Sonic Book 1 di Luca Ferrari, "Pearls before swine ice cream for crows" (nella foto a fine articolo) uscito per Stampa Alternativa-Nuovi Equilibri di Marcello Baraghini, summer 1996, editor Gigi Luigi Marinoni. Contiene anche un mini-cd con 6 poetry readings del capitano cuore-di-bue. Quello che segue è uno scritto sul disco di Davide Romeo che mi è piaciuto molto e ho pensato di proporvelo. Ringrazio molto l'autore per la concessione.

Pasquale Boffoli 


Sul processo creativo di “Trout Mask Replica”

Questo lavoro suona ancora oggi come un segnale proveniente da un'altra dimensione spazio-temporale. Detto in modo più prosaico, rappresentò per Beefheart un incredibile balzo in avanti rispetto al suo predecessore in termini di struttura e complessità musicale. Non è difficile spiegare il perché. Beefheart fece installare un pianoforte nella casa in affitto della San Fernando Valley in cui viveva insieme alla Magic Band; iniziò subito a usarlo per produrre nuovo materiale. Non avendo però alcuna tecnica pianistica, le ‘composizioni’ risultanti erano caratterizzate da frasi relativamente brevi e con un metro inevitabilmente diverso l'una dall'altra. Il compito di catturare l'attimo toccava a John French, che trascriveva questi studi per tasti neri e bianchi in modo che il resto della band potesse poi suonarli. Costruire una struttura con questi strati eterogenei e inventarsi parti di batteria per tenerli insieme, ammise French, lo aveva quasi fatto impazzire. E il processo non era certo reso più fluido da Beefheart, che a un certo punto decise per capriccio che alcune parti avrebbero dovuto essere suonate al contrario. 


Nei mesi che portarono alle sessioni di “Trout” la band visse e provò in condizioni di povertà estrema e di malnutrizione. Fra le risse e l'atteggiamento sempre più tirannico di Beefheart, l'atmosfera diventò via via più pesante. Bill Harkleroad, reclutato poco più che adolescente come chitarrista (e rinominato Zoot Horn Rollo) ricorda quel periodo come «una cosa tipo terapia della Gestalt a fumetti con Charles Manson». Le idee di partenza di Beefheart in alcuni casi perdevano ben presto lo slancio iniziale ed era il gruppo a doversi inventare qualcosa per colmare la distanza da A a B. «Ragazzi, sapete cosa fare» era la risposta prosaica del Capitano quando gli veniva chiesto come risolvere le questioni in sospeso di una canzone. Gary Lucas (suo manager e chitarrista in una fase successiva della sua carriera) paragonava il suo processo compositivo al gesto di lanciare in aria un mazzo di carte e scattare una foto delle carte mentre ricadevano, per poi chiedere ai musicisti di riprodurre il momento catturato. Oltre all'arte della pura invenzione e alla follia dadaista, il Capitano ci mise di suo un non trascurabile impegno fiatistico e
quella inconfondibile voce roca, frutto - narra la leggenda - di ripetuti  raffreddori presi deliberatamente con la finalità di rendere il tono più cavernoso. Dall'alchemica unione di quanto sopra sortisce uno dei sommi capolavori della storia del rock - IL capolavoro secondo  John Peel.

Davide Romeo

P.S. Davide Romeo precisa che in questo suo scritto le citazioni di Bill Harkleroad, Beefheart e Lucas sono tratte da un articolo scritto per “The Wire Primers” da Mike Barnes.

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Un grandioso affresco sonoro dadaista

Questo invece è quanto scrissi su "Trout Mask Replica" sul mio blogspot Distorsioni nel 2010,  il 18 dicembre, un giorno dopo la morte del Capitano.

"Può un disco suonare ancora a più di quarant’anni dal suo concepimento come la creatura di una mente scoordinata e psicotica? Questo è l’effetto che fa ai più ancor oggi “Trout Mask Replica”, doppio vinile di Captain Beefheart & His Magic Band uscito per la Reprise nel fatidico 1969 e prodotto dall'amico Frank Zappa, dannatamente … politicamente scorretto rispetto al trionfo coevo della cultura psichedelica: Beefheart sradica con una furia anarchica senza precedenti tutte le regole codificate su cui era basato il mondo del rock ed inventa di sana pianta quelle che possiamo chiamare delle selvagge non-regole, una quasi totale assenza di rassicuranti punti di riferimento tonali e ritmici a favore di un ‘situazionismo’ creativo che lascia sbalorditi e basiti oggi come nel 1969. A ben ‘ascoltare’ Don Van Vliet, che in questi solchi suona anche bass clarinet, sax tenore, sax soprano e la ‘musette’ un particolare strumento a fiato col quale cerca di riprodurre (parole sue) il verso delle cicogne quando si alzano in volo, va ben oltre la dissacrazione del blues del delta e s’impossessa dell’etica libertaria del ‘free jazz’ che in quegli anni ’60 aveva trionfato grazie a menti scoperchiate come Ornette Coleman, Roland Kirk e John Coltrane. 

Beefheart fa sue nei solchi di Trout Mask Replica istanze come l’improvvisazione ed il libero interagire degli strumenti, scardinando le regole ‘modali’ su cui il rock si era sempre basato. Inutile negare quanto l’ascolto di quest’opera, rimasta ineguagliata nei decenni successivi, esiga non solo una disponibilità ‘totale’ da parte dell’ascoltatore nel mettere in discussione codici e comportamenti artistici codificati, ma anche una certa dose di masochismo auditivo: solo così si potrà entrare nel territorio ‘franco’ paludoso di grandissimi brani quali Veteran’s Day Poppy (che da una vita non smette di affascinarmi), My Human Gets Me Blues, Moonlight in Vermont, When Big Joan Sets Up, Ella Guru, Dachau Blues, Old Fart At Play (l’elenco è lunghissimo) e goderne il dadaismo/surrealismo corrosivo. Trout Mask Replica è un grandioso, ‘astratto’, sperimentale affresco sonoro nel quale il Capitano è riuscito a far combaciare le sue due grandi passioni, musica e pittura."

Pasquale Boffoli 

Tracklist

Lato A
Frownland – 1:41
The Dust Blows Forward 'n the Dust Blows Back – 1:53
Dachau Blues – 2:21
Ella Guru – 2:26
Hair Pie: Bake 1 – 4:58
Moonlight on Vermont – 3:59

Lato B
Pachuco Cadaver – 4:40
Bills Corpse – 1:48
Sweet Sweet Bulbs – 2:21
Neon Meate Dream of a Octafish – 2:25
China Pig – 4:02
My Human Gets Me Blues – 2:46
Dali's Car – 1:26

Lato C

Hair Pie: Bake 2 – 2:23                              

Pena – 2:33                                                          

Well – 2:07                                                  

When Big Joan Sets Up – 5:18                

Fallin' Ditch – 2:08                                    

Sugar 'n Spikes – 2:30                                 

Ant Man Bee – 3:57

Lato D

Orange Claw Hammer – 3:34

Wild Life – 3:09
She's Too Much for My Mirror – 1:40
Hobo Chang Ba – 2:02
The Blimp (mousetrapreplica) – 2:04
Steal Softly thru Snow – 2:18
Old Fart at Play – 1:51
Veteran's Day Poppy – 4:33


Ascolta per intero "Trout Mask Replica"
https://youtube.com/playlist?list=PL8A458D75DB12E873&si=lKA4cqUYDTAMyE4I 

Captain Beefheart    https://www.allmusic.com/artist/captain-beefheart-mn0000988638

Captain Beefheart and the Magic Band
https://www.facebook.com/share/1XRiADZGvq/





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