RECENSIONI - JIM GHEDI: “Wasteland” (2025, Basin Rock records) di Luca Sponzilli
Il quarto album da studio per Jim Ghedi, songwriter di Sheffield, è fra le nuove produzioni le cui sonorità hanno ben poco di moderno ma rassomigliano allo stile underground di derivazione freak dei tardi ‘60s. "Wasteland" è una rivisitazione del folk britannico di quegli anni e con lo stesso stile cantautorale introspettivo. Rispetto ai precedenti lavori, il musicista desidera cercare strade più difficoltose per mettere in risalto il suo indubbio talento. In particolare il decalogo di brani presenta una miscela di temi visionari à la Incredible String Band, come in What Will Become Of England, o free form, come in Sheaf & Feld titolo dalle avvolgenti tensioni, ballate country (la title track), deja-vu di luoghi familiari e vissuti (il nord dell’Inghilterra) ed atmosfere mesmeriche (Hester o la più tradizionalista Wishing Tree), con un passaggio che poco centra con il resto delle altre canzoni -ricordate i The Men They Couldn’t Hang, vale a dire New Tondale/Blue John.
Ghedi suona la maggior parte degli strumenti (chitarre acustiche ed elettriche, harmonium, synth, percussioni) ed alle funamboliche registrazioni collaborano David Grubb e Daniel Bridgwood Hill (fiddle ed archi), Neal Happleston (basso elettrico e contrabbasso), Dean Honer (synth), Joe Danks (batteria e percussioni) più un parterre di voci costituito dalle coriste Cormac MacDiamanda, Ruth Clinton e Amelia Baker. Altamente raccomandabile, Wasteland è un opera splendida, ricca, tra le cose migliori uscite nel 2025 (almeno finora) per chi scrive ed in grado di stimolare nuovi appetiti.
Wasteland
https://youtube.com/playlist?list=OLAK5uy_njzAZry5DgjFZJe762ADMAHOiNN3Mauqc&si=lQh6pkPYEVqSsi8D
Jim Ghedi
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