RECENSIONI - bdrmm: "Microtonic" (Rock Action, 2025) - Lo shoegaze che si fa liquido e interstellare



Chi lo avrebbe mai detto? I britannici bdrmm, quelli delle chitarre stratificate e delle atmosfere ovattate da sogno febbricitante, si sono lanciati nello spazio. E non con la classica navicella shoegaze, ma con un’astronave che vira su coordinate elettroniche, sintetiche, pulsanti di una nuova energia. "Microtonic" non è solo un terzo disco: è una metamorfosi. È la dimostrazione che la band di Hull ha preso lo shoegaze e lo ha smontato pezzo per pezzo, ricostruendolo con componenti inedite. Se "Bedroom" (2020) era una finestra aperta su un paesaggio sonoro intimo e sognante e "I Don’t Know" (2023) ha iniziato a sporcare quel sogno con una realtà più ruvida e sperimentale, Microtonic è il momento del salto quantico. Ma attenzione: non è un’uscita di pista, né un tradimento. È un disco che suona ancora profondamente bdrmm ma in una versione più libera, espansa, liquida. Lo shoegaze qui è una piattaforma di lancio, non una prigione. Nonostante il cambio di rotta, l’abilità della band di scrivere pezzi che funzionano, che ti entrano sotto pelle non è andata da nessuna parte. Microtonic non è solo un esercizio di stile: ogni traccia è costruita con una precisione chirurgica, con melodie che si aprono come fiori notturni e strutture che, pur giocando con la ripetizione ipnotica, non diventano mai noiose.

                   Bdrmm. Foto di Stew Baxter

John on the Ceiling ad esempio è un incedere spettrale, una batteria che pulsa come un cuore ansioso, un basso che sembra il battito di un radar nello spazio profondo. Poi arriva Lake Disappointment, una cavalcata elettronica che potrebbe essere la colonna sonora di un rave su una stazione orbitante. E quando pensi di aver capito dove stanno andando ecco Infinity Peaking che tira fuori un lato più emotivo, più shoegaze classico, con strati di chitarre che fluttuano come nebulose. Ci sono momenti in cui Microtonic sembra quasi un album elettronico. Ma non è mai completamente club-ready, non perde mai quel DNA sognante e malinconico che rende i bdrmm ciò che sono. Gli Slowdive sono un paragone inevitabile: anche loro, nel tempo, hanno aperto le porte alla sperimentazione, all’elettronica atmosferica, ai battiti dilatati che fanno da scheletro a melodie evanescenti. I bdrmm però non copiano nessuno. Stanno creando il loro linguaggio, in un punto di equilibrio tra nostalgia shoegaze e futuro sonoro. Le chitarre restano, ma ora non sono più muri impenetrabili: sono schegge, pennellate, lampi intermittenti. Microtonic è un disco che non si accontenta, che prende il rischio di allargare i propri confini senza perdere la bussola emotiva. È un viaggio interstellare, ma con il cuore ben saldo a terra. Un album che dimostra che lo shoegaze può ancora sorprendere, ancora mutare, ancora essere vivo.

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