RECENSIONI: LIBRI - PAOLO NORI: “Chiudo la porta e urlo” (Mondadori, 2024, pp. 203, € 19,00)
Dopo Dostoevskij in "Sanguina ancora" e Anna Achmatova in "Vi avverto che vivo per l'ultima volta", Paolo Nori si occupa nel suo nuovo lavoro, non una vera e propria biografia come non lo erano i libri precedenti, di un altro autore amato: il poeta di Santarcangelo di Romagna Raffaello Baldini. Santarcangelo è una strana enclave dove il Novecento ha partorito altri grandi poeti che scrivevano in romagnolo: Tonino Guerra, Nino Pedretti, Gianni Fucci, Giuliana Rocchi. Qual è la caratteristica di questo romanzo "Chiudo la porta e urlo"? Scrive Nori: “Parlo di Raffaello Baldini, ma parlo anche di me, e della mia vita, e dei miei genitori, e di mia figlia, e della mamma di mia figlia e anche di mia nonna Carmela” (p.191). Raffaello Baldini (1924/2005) aveva iniziato la sua attività di poeta quando aveva già compiuto e superati i cinquant’anni di età. Paolo Nori mette in luce i versi più rappresentativi di quella che è la scrittura in romagnolo delle poesie, versi umoristici e sottilmente malinconici o paradossali. Poesie che si percepiscono semplici, ma che nascondono una profondità di pensiero. Il libro rivela la rilevanza di quelle poesie: “Mi aveva raccontato Marescotti di quando andava in giro a leggere le poesie di Baldini e, dopo una serata in Romagna, una signora era andata da lui e gli aveva detto: 'ma come mi son divertita, ma son così belle, ma così belle, non sembrano neanche delle poesie' ”.
La scrittura di Paolo Nori è della stessa pasta delle poesie di Baldini per il parlato libero da punteggiature e pieno di ripetizioni. Ecco come Nori scrive di Baldini: “Se mi chiedessero chi è, secondo me, il più grande poeta italiano del Novecento, io direi Raffaello Baldini, che è uno che non scriveva in italiano, scriveva nel dialetto di Santarcangelo di Romagna e le traduceva poi lui, le sue poesie, in italiano, e io le leggevo nelle sue traduzioni e le leggevo sia nel senso che le leggevo a casa mia, per conto mio, sia che le leggevo in giro, nelle librerie, nei teatri, e per molto tempo leggevo, una dopo l’altra, tre poesie che si chiamano Coglioni, Tom e Coglioni”. E così nel suo libro racconta episodi della vita condotta dal poeta e che gli sono noti sia perché appresi da personaggi che lo avevano conosciuto e frequentato da vicino, sia consultando l’archivio di Raffaello Baldini custodito presso il Centro Manoscritti dell’Università di Pavia. Il racconto della vita di Baldini si interseca a momenti che riguardano la vita di Nori e che sono forse la parte più spassosa del libro.
La maestria letteraria di Paolo Nori è quella di utilizzare uno stile recitato che riproduce il parlato, godibile e allo stesso tempo profondo, avendo il lettore l’impressione di chiacchierare con lui. " [... ] una cosa che mi piace, di Tolstoj di Dostoevskij, di Anna Achmatova, di Raffaello Baldini, della letteratura, è il fatto che mi fanno vedere le cose che sono in casa mia, che mi circondano, come se le vedessi per la prima volta, non rendono visibile l'invisibile, rendono visibile il visibile." Può scompigliare le carte' in modalità indimenticabili. Può avere un impatto tale che c’è un prima e un dopo aver letto Paolo Nori. Ci si può sentire diversi, perché la sua voce si può installare da qualche parte nel lettore.
Vito Calabrese
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