RECENSIONI - L.A. WITCH: "Doggod" (2025, Suicide Squeeze) di Mario Clerici
Nuova incisione per le L.A. Witch, tre ragazze non molto prolifiche di Los Angeles (solo tre album e un ep in quasi quindici anni di attività), a ben cinque anni di distanza dal precedente "Play With Fire". Sade Sanchez (chitarre e voce), Irita Pai (basso) e Ellie English (batteria) sono una band di chiara impronta surf/garage-punk con atmosfere oscure, le ragazze non hanno mai negato che le loro influenze musicali risiedono nella triade Cramps/Gun Club/X. La loro immagine si rifà un po’ alle «dangerous women» dei film dei sixties tipo «Faster Pussycat! Kill! Kill!» e la loro attitudine rock’n’roll e il mood dei loro dischi ha sovrastato l’effettivo bontà di scrittura delle canzoni, anche se un brano dall’atmosfera inquietante come Kill My Baby Tonight (dall’omonimo esordio del 2017) si ricorda a lungo.
Con questo nuovo album, dal titolo blasfemo (anche se la band nega tutto ciò, citando invece la purezza del cane e l’amore incondizionato che dà al genere umano, mettendo in connessione la sua condizione subordinata con quella delle donne nella società), le L.A. Witch cercano di sparigliare le carte, andando ad incidere per la prima volta in Europa, al Motorbass Studio di Parigi, puntando su sonorità new wave che ricordano tantissimo i Joy Division o i primi album dei Cure o certe cose di Echo & The Bunnymen. Questi suoni, soprattutto di chitarre e basso, sono già presenti in modo massiccio nel brano di apertura Icicle e si ripetono poi lungo tutte le canzoni dell’album.
In 777, primo singolo dall’album, è un riff di chitarra distorta che poi annega nel flanger a menare le danze sopra una ritmica insistente, mentre la lunga I Hunt You Pray sembra un’outtake da "Unknown Pleasures": un giro di basso ipnotico regge il canto monocorde di Sade Sanchez che con la chitarra imita il suono di Bernard Sumner, mentre il synth in sottofondo fa aumentare il pathos della canzone. Eyes Of Love è invece una ballad mid tempo, mentre in The Lines torna alla grande il suono new wave, con ritmica minimale e le chitarre impastate di chorus fino all’inverosimile, con l’organo che fa capolino nel ponte della canzone, con accordi in minore che infondono malinconia e solennità al brano.
Lost At Sea è un’altra ballad, stavolta dall’arrangiamento molto minimale, con un’insistente e cristallino giro di chitarra e un testo che parla ancora di amore incondizionato: « I’ve never felt seen / until the day you looked at me» canta Sanchez. La title track Doggod è invece quella dal suono più simile a quello dei precedenti album, un riff distorto introduce un brano che parla di amore e morte e, come spesso capita con L.A. Witch, lo fa in maniera disturbante, con Sanchez che canta «Hang me on a leash / ´til I wait for my release».
Suicide Squeeze
suicidesqueeze.net
777
https://youtu.be/0s1kqOMZ94k?si=buBKqfaNbegAUmqI
The Lines
https://youtu.be/QPPJSsMBT-Y?si=fjOqY4jr-Tc8SJ3B
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